mercoledì 16 gennaio 2008

Quesito ai lettori sui rifiuti

Ho letto con attenzione e preoccupazione le dichiarazioni dell’assessore all’ambiente in Provincia, Pison, relative alla sua politica per lo smaltimento dei rifiuti.
Non ho spazio, qui, per segnalare tutte le scelte che lasciano, quanto meno, perplessi; lo faremo, come Patto per Belluno nel prossimo convegno che, come annunciato, si svolgerà entro marzo.
Oggi vorrei interpellare i lettori su un aspetto della vicenda che trovo assolutamente incomprensibile e sul quale, per quanto tirati in ballo, nessuno dei politici interessati si degna di dare la benché minima risposta.
La scelta della Provincia è per la raccolta differenziata spinta. Pison, quando gli viene fatto notare che alcuni comuni del Cadore, pur non facendo la raccolta differenziata, portano direttamente i rifiuti in discarica, risponde minacciando di costringerli a transitare per il Maserot, dove avverrebbe la separazione tra secco e umido ed il compostaggio di quest’ultimo.
Prima domanda ai lettori: se il passaggio al Maserot è una specie di punizione per chi non fa la raccolta differenziata, mi sa spiegare l’assessore Pison, o qualche lettore, per quale strano motivo quelli (i comuni) che invece fanno la raccolta differenziata devono passare per l’impianto del Maserot?
Mi pare del tutto evidente che, secondo la concezione di Pison, la raccolta a monte funziona meglio di quanto possa fare l’impianto per cui mandare i rifiuti raccolti separatamente all’impianto è una specie di delitto perché, dopo che i cittadini hanno fatto tanta fatica per separare il rifiuto, questo finisce in un impianto dove, forzatamente, deve miscelarsi con i rifiuti che arrivano da qualsiasi altra parte e quindi si sporca di nuovo prima di essere ulteriormente separato.
Ma, sembra dire Pison, adesso trasformeremo l’impianto del Maserot, sarà un’area di transito per la parte secca dei rifiuti mentre la parte umida sarà compostata in modo anaerobico, rivoluzionando, con questa scelta, l’attuale configurazione dell’impianto.
Ricordo ai lettori che il valore (speriamo che sia rimasto tale) della società Dolomiti Ambiente che gestisce il Maserot coincide, sostanzialmente, con il valore della parte di impianto pagato con i soldi pubblici (un’altra parte viene, ancora oggi, pagata con la tassa sui rifiuti); se una parte dell’impianto, che potrebbe durare e funzionare bene ancora per molti anni, viene dismessa o cambiata, il suo valore va a zero (più i costi di smantellamento) e con esso il valore della società. La parte nuova che dovesse essere aggiunta per far funzionare il Maserot, secondo quanto previsto dall’assessore Pison, darebbe valore alla società solo se fosse pagata con fondi europei o simili, cosa della quale dubito assai.
Seconda domanda ai lettori: sa dirmi qualcuno quale sia la logica in questa successione di scelte, fatte tutte dagli stessi responsabili?
Costruire il Maserot per separare i rifiuti e compostarli
Gioire, pubblicamente, perché la Regione ha riconosciuto che la separazione fatta presso l’impianto ha valore per cui non è soggetta all’ecotassa regionale
Appena ottenuto questo grande risultato, (in altra occasione spiegherò come è stato ottenuto), si fa esattamente l’opposto spronando i comuni a fare la differenziata spinta, a fare, cioè, il lavoro che sta facendo il Maserot
Cambiare la struttura dell’impianto prima che quella attuale sia stata pagata con il risultato che, invece di sfruttare appieno quanto abbiamo già, in parte, pagato, aggiungiamo nuovi debiti a quelli che ci sono.
Dato quasi per certo che le risposte degli addetti ai lavori saranno le stesse di questi ultimi anni, cioè nulla, mi appello alla intelligenza ed alla sensibilità dei lettori; se qualcuno ne capisce qualcosa è pregato di farmelo sapere presso il mio blog reperibile su internet digitando pierobalzan.blogspot.com.

Piero Balzan ex assessore all’ambiente

3 commenti:

zando ha detto...

Sono veramente stupito che un ex assessore all'ambiente possa scrivere un articolo su un INCENERITORE paragonandolo ad un corpo umano. Ho letto molta documentazione e svariate ricerche a riguardo, sia a favore che contro gli inceneritori ma se si vuole fare informazione non si può ridurre il problema a un paragone come il suo. Non è mia abitudine affrontare i problemi filtrandoli in base al mio pensiero politico, voglio informarmi e vederci chiaro e non è questione di essere di destra o di sinistra per capire che INCENERENDO i rifiuti creiamo dei danni ambientali irreparabili per la popolazione e per le generazioni a venire. Le alternative ci sono e bisogna informare i cittadini. Perchè anziche banalizzare il problema non ci parla del trattamento dei rifiuti a freddo o TRATTAMENTO MECCANICO BIOLOGICO? Se non sa cos'è le faccio avere un pò di documentazione a riguardo.
Io quando mangio un buon piatto di pasta innanzitutto non chiedo contributi a nessuno per trasformare la pasta in energia ma sopratutto non emetto rifiuti altamente tossici, non so lei.
Vorrei farle presente inoltre che non è corretto parlare di termovalorizzatori, termine peraltro già bandito dalla comunità europea in quanto fuorviante e che solo noi italiani continuiamo arrogantemente ad utilizzare. La invito a leggere questo articolo del professor Montanari direttore scientifico del laboratorio Nanodiagnostic prima di continuare a sostenere che gli inceneritori sono come il corpo umano.

Christian Zandonella


Inceneritori e Nanopatologie
3 luglio 2006 - Stefano Montanari (Direttore Scientifico del laboratorio Nanodiagnostics)
Fonte: http://www.nanodiagnostics.it
Ormai non esiste più alcun dubbio a livello scientifico: le micro- e nanoparticelle, comunque prodotte, una volta che siano riuscite a penetrare nell'organismo innescano tutta una serie di reazioni che possono tramutarsi in malattie. Le nanopatologie, appunto.
Se è vero che le manifestazioni patologiche più comuni sono forme tumorali, è altrettanto vero che malformazioni fetali, malattie infiammatorie, allergiche e perfino neurologiche sono tutt'altro che rare. A prova di questo, basta osservare ciò che accade ai reduci, militari o civili che siano, delle guerre del Golfo o dei Balcani o a chi sia scampato al crollo delle Torri Gemelle di New York e di quel crollo ha inalato le polveri.
"Comunque prodotte", ho scritto sopra a proposito di queste particelle che sono inorganiche, non biodegradabili e non biocompatibili. E l'ultimo aggettivo è sinonimo di patogenico. Il fatto, poi, che siano anche non biodegradabili, vale a dire che l'organismo non possieda meccanismi per trasformarle in qualcosa di eliminabile, rende l'innesco per la malattia "eterno", dove l'aggettivo eterno va inteso secondo la durata della vita umana.
Le particelle di cui si è detto hanno dimensioni piccolissime, da qualche centesimo di millimetro fino a pochi milionesimi di millimetro, e più queste sono piccole, più la loro capacità di penetrare intimamente nei tessuti è spiccata; tanto spiccata da riuscire perfino, in alcune circostanze e al di sotto di dimensioni inferiori al micron (un millesimo di m millimetro), a penetrare nel nucleo delle cellule senza ledere la membrana che le avvolge. Come questo accada sarà il tema di un incipiente progetto di ricerca europeo che vedrà coinvolto come coordinatore il nostro gruppo.
Se è vero che la natura è una produttrice di queste polveri, e i vulcani ne sono un esempio, è pure vero che le polveri di origine naturale costituiscono una frazione minoritaria del totale che oggi si trova sia in atmosfera (atmosfera significa ciò che respiriamo) sia depositato al suolo, ed è pure vero che la loro granulometria media è, tutto sommato, relativamente grossolana.
È l'uomo il grande produttore di particolato, soprattutto quello più fine. Questo perché la tecnologia moderna è riuscita ad ottenere a buon mercato temperature molto elevate a cui eseguire le più svariate operazioni, e, in linea generale e a parità di materiale bruciato, più elevata è la temperatura alla quale un processo di combustione avviene, minore è la dimensione delle particelle che ne derivano. A questo proposito, occorre anche tenere conto del fatto che ogni processo di combustione, nessuno escluso, produce particolato, sia esso primario o secondario. Per particolato primario s'intende quello che nasce direttamente nel crogiolo, per secondario, invece, quello che origina dalla reazione tra i gas esalati dalla combustione (tra gli altri, ossidi di azoto e di zolfo) e la luce, il vapor d'acqua e i composti principalmente organici che si trovano in atmosfera.
Al momento attuale, la legge prescrive che l'inquinamento particolato dell'aria sia valutato determinando la concentrazione di particelle che abbiano un diametro aerodinamico medio di 10 micron - le ormai famose PM10 - e prescrive che la valutazione avvenga per massa. Nulla si dice ancora, invece, a proposito delle polveri più sottili: le PM2,5 (cioè particelle con un diametro aerodinamico medio di 2,5 micron), le PM1 (diametro da 1 micron) e le PM0,1 (diametro da 0,1 micron). Sono proprio quelle le polveri realmente patogene, con una patogenicità che cresce in modo quasi esponenziale con il diminuire del diametro. E per avere un'idea degli effetti sulla salute di queste poveri occorre che le particelle siano non pesate ma classificate per dimensione e contate. Dal punto di vista pratico, la massa di una particella da 10 micron corrisponde a quella di 64 particelle da 2,5 micron, oppure di 1.000 da un micron, oppure, ancora, a quella di 1.000.000 di particelle da 0,1 micron. Perciò, valutare il particolato in massa e non per numero e dimensione delle particelle non dà indicazioni utili dal punto di vista sanitario e può, anzi, essere fuorviante.
Venendo al problema dell'inquinamento da rifiuti, è ovvio che questi debbano, in qualche modo, essere smaltiti.
A questo punto, è necessario ricordare la cosiddetta legge di Lavoisier o della conservazione della massa. Questa recita che in una reazione chimica la massa delle sostanze reagenti è uguale alla massa dei prodotti di reazione. Il che significa che, secondo le leggi che regolano l'universo, noi riusciamo solo a trasformare le sostanze, ma non ad annullarne la massa.
Ciò che avviene quando s'inceneriscono i rifiuti, dunque, altro non è se non la loro trasformazione in qualcosa d'altro, e questa trasformazione è ottenuta tramite l'applicazione di energia sotto forma di calore.
Stante tutto ciò che ho scritto sopra e che è notissimo sia tra gli scienziati sia tra gli studenti delle scuole medie, se noi bruciamo l'immondizia, altro non facciamo se non trasformarla in particelle tanto piccole da farle scomparire alla vista e, con i cosiddetti "termovalorizzatori" - una parola che esiste solo in Italiano e che evoca l'idea ingenuamente falsa che si ricavi valore economico dall'operazione - la trasformazione produce particelle ancora più minute e, dunque, più tossiche.
Malauguratamente, non esiste alcun tipo di filtro industriale capace di bloccare il particolato da 2,5 micron o inferiore a questo, ma, dal punto di vista dei calcoli che si fanno in base alle leggi vigenti, questo ha ben poca importanza: il "termovalorizzatore" produce pochissimo PM10 (peraltro, la legge sugl'inceneritori prescrive ancora la ricerca delle cosiddette polveri totali ed è, perciò, ancora più arretrata) e la quantità enorme di altro particolato non rientra nelle valutazioni. Ragion per cui, a norma di legge l'aria è pulita. Ancora malauguratamente, tuttavia, l'organismo non si cura delle leggi e le patologie da polveri sottili (le PM10 sono tecnicamente polveri grossolane), un tempo ignorate ma ora sempre più conosciute, sono in costante aumento. Tra queste, le malformazioni fetali e i tumori infantili.
Tornando ala legge di Lavoisier, uno dei problemi di cui tener conto nell'incenerimento dei rifiuti è la quantità di residuo che si ottiene. Poiché nel processo d'incenerimento occorre aggiungere all'immondizia calce viva e una rilevante quantità d'acqua, da una tonnellata di rifiuti bruciata escono una tonnellata di fumi, da 280 a 300 kg di ceneri solide, 30 kg di ceneri volanti (la cui tossicità è enorme), 650 kg di acqua sporca (da depurare) e 25 kg di gesso. Il che significa il doppio di quanto si è inteso "smaltire", con l'aggravante di avere trasformato il tutto in un prodotto altamente patogenico. E in questo breve scritto si tiene conto solo del particolato inorganico e non di tutto il resto, dalle diossine (ridotte in quantità ma non eliminate dall'alta temperatura), ai furani, agl'idrocarburi policiclici, agli acidi inorganici (cloridrico, fluoridrico, solforico, ecc.), all'ossido di carbonio e quant'altro.
Affermare, poi, che incenerire i rifiuti significa non ricorrere più alle discariche è un ulteriore falso, dato che le ceneri vanno "smaltite" per legge (decreto Ronchi) in discariche per rifiuti tossici speciali di tipo B1.
Si mediti, poi, anche sul fatto che l'incenerimento comporta il mancato riciclaggio di materiali come plastiche, carta e legno. I "termovalorizzatori" devono funzionare ad alta temperatura e, per questo, hanno bisogno di quei materiali che possiedono un'alta capacità calorifica, vale a dire proprio le plastiche, la carta e il legno che potrebbero e dovrebbero essere oggetto di tutt'altro che difficile riciclaggio.
Tralascio qui del tutto il problema economico perché non rientra nell'argomento specifico, ma il bilancio energetico è fallimentare e, se non ci fossero le tasse dei cittadini a sostenere questa forma di trattamento dei rifiuti, a nessuno verrebbe mai l'idea di costruire impianti così irrazionali.
Rimandando per un trattamento esaustivo dell'argomento ai numerosi testi che lo descrivono compiutamente, compresi i siti Internet dell'ARPA e di varie AUSL, la conclusione che qualunque scienziato non può che trarre è che incenerire i rifiuti è una pratica che non si regge su alcun razionale. Ma, al di là della scienza, il sensus communis del buon padre di famiglia che per i Romani era legge può costituire un'ottima guida. Usare i cosiddetti "termovalorizzatori" spacciandoli per un miglioramento tecnico, poi, non fa che peggiorare la situazione dal punto di vista del nanopatologo, ricorrendo questi a temperature più elevate.
Perciò, una pratica simile non può essere in alcun modo presa in considerazione come alternativa per la soluzione del problema legato allo smaltimento dei rifiuti, se non altro perché i rifiuti non vengono affatto smaltiti ma raddoppiati come massa e resi incomparabilmente più nocivi.

zando ha detto...

Dove è finito l'articolo per il quale ho deciso di scriverle? Perchè lo ha tolto? Ha forse cambiato idea su quanto aveva scritto? Non può mettere il mio commento su un post che non centra niente...

Piero Balzan ha detto...

Risposta a Zando
L'articolo cui faceva riferimento non è stato tolto dal blog per il semplice motivo che non era stato pubblicato, sembrandomi che l'aspetto polemico nei confronti del consigliere provinciale di Rifondazione comunista Vignato fosse prevalente rispetto all'interesse generale. Bastava controllare. In ogni caso, perchè non ci siano equivoci, ho inserito anche l'articolo in questione. Approffitto per entrare nel merito di alcune sue considerazioni. Mi pare evidente che il paragone tra inceneritore e corpo umano era solo un modo per stabilire il livello della discussione: noi tutti parliamo di come funziona il nostro corpo senza essere dei medici e, quasi mai, pretendiamo che i nostri pareri siano paragonabili a quelli dei medici. Nel settore rifiuti avviene il contrario; anche chi non ha alcun titolo o conoscenza scientifica si sente in dovere di emettere sentenze da tecnico oppure, magari senza capire fino in fondo l'argomento, non si esime dal citare i pareri di altri tecnici o supposti tali. L'inceneritore è uno di quegli argomenti in cui tutti si sentono scienziati e, non solo prendono per oro colato il parere di qualsiasi tecnico avvalli il loro pensiero ma, per rendere la cosa più credibile, citano anche leggi fisiche più o meno a proposito. Voglio solo aggiungere poche cose. Inceneritore e termovalorizzatore: l'unica differenza è che il secondo recupera una parte dell'energia della combustione. Ritengo che gli incentivi, in qualsiasi forma vengano dati, per smaltire i rifiuti, siano un errore perchè non permettono di individuare la via più giusta di smaltimento. Credo che gli inceneritori siano stati, in alcuni casi, il modo più corretto per affrontare problemi contingenti di smaltimento. Non ritengo lo siano sempre e dovunque. Non credo che un inceneritore sia utile per il bellunese per una serie di motivi che ho illustrato anche quando ero assessore. Sono convinto che tra i responsabili maggiori della futura crescita degli inceneritori siano proprio gli ambientalisti che, opponendosi ad ogni tentativo di confrontarsi con nuove tecnologie ed essendo, evidentemente (vedi Napoli e non solo) incapaci di fornire un'alternativa funzionante, rendono spesso la situazione talmente critica per cui, grazie all'emergenza, si costruisce un inceneritore (pardo, termovalorizzatore) anche dove non serve. Sono un ingegnere chimico e, ogni tanto, mi piacerebbe parlare di queste questioni con persone che non hanno già un pregiudizio su una qualsiasi forma di smaltimento. Un'ultima considerazione sull'articolo che mi ha mandato del prof. Montanari. Dice cose abbastanza note ma la questione si applica ad ogni scelta umana. Non esistono azioni a rischio zero. Noi non possiamo decidere di fare una cosa solo se quando siamo sicuri che è a rischio zero, dobbiamo farla quando è più conveniente (mettendoci dentro tutto e quindi anche il rischio ambientale) rispetto ad una scelta diversa, il tutto con parametri scientifici e non per pregiudizi di qualsiasi natura. Questa è proprio la parte che mi pare manchi nell'articolo del prof. Montanari. Ho scritto in fretta ma spero di averle fatto capire come la penso.La saluto.