martedì 14 ottobre 2008

Fatti bellunesi 2 - Convegno ecologista autocelebrativo

Convegno organizzato dal Comune di Belluno, lunedì in sala Auditorium, per mostrare a tutti quanto siamo bravi sui problemi ambientali. Siamo stati il “Comune riciclone” n.1 dell'anno scorso e siamo ai primi posti in un sacco di graduatorie fatte da Legambiente e da un'altra organizzazione che non ricordo. Questi scelgono alcuni indicatori, poi chiedono ai vari comuni di fornire loro le relative informazioni e fanno le classifiche con tanto di premi a quelli che, secondo loro, sono stati bravi e paternale per i cattivi. Sulla omogeneità e veridicità dei dati così come sulla congruità degli indicatori rispetto all'indagine che si vuole fare non ci sono notizie certe ma non ha nessuna importanza; l'importante è fare una classifica, dare qualche medaglia e riscuotere i contributi statali. Mi aspettavo una atmosfera festosa dato i grandi risultati ed invece era un mortuorio. E' stato imbarazzante, almeno per me e forse anche per Orso Grigio, vedere che non un solo cittadino bellunese partecipava ad un simile trionfo. Cerchiamo di capire il motivo a partire dal valore degli indicatori scelti per fare le varie graduatorie e sulla loro interpretazione. Prendiamo quelli sulla qualità dell'aria. La qualità dell'aria è buona e quindi questo significa, per ambientalisti ed amministratori, che si è ben governato il territorio. Un loro oppositore potrebbe dire, con altrettanta ragione, che l'aria è buona perchè siamo sottosviluppati, con poche industrie e pochi mezzi circolanti. Un osservatore neutro potrebbe sostenere, forse con maggiori argomenti, che la verità è nel mezzo; non abbiamo inquinato oltre il lecito ma, sicuramente, il fatto di essere in pochi in un territorio così vasto, ci permette risultati forse oltre i nostri meriti reali. Poi vi è il dato sui rifiuti. Produciamo molti meno rifiuti rispetto alla media nazionale e, nel conteggio, vi è anche la raccolta differenziata. Siamo sicuri, come sostengono gli ambientalisti, che sia un segno di buoni comportamenti individuali e di buona gestione della raccolta e smaltimento dei rifiuti? Se la chiave di lettura fosse che la quantità di rifiuti prodotti è un indicatore del tenore di vita si dovrebbe dedurre che i bellunesi si trovano in una fase di grave difficoltà economica oppure che smaltiscono i loro rifiuti attraverso canali diversi da quelli individuati dalle ricerche summenzionate. Meglio andare cauti prima di esaltarsi troppo per graduatorie che premiano, soprattutto, chi le produce. Poi vi è la questione dei costi. Secondo un noto quotidiano locale produciamo meno rifiuti rispetto la media nazionale ma spendiamo di più per smaltirli. Su questo punto, ad onore del vero, nulla è emerso dal convegno (almeno fino a quando sono stato presente) e non una cifra ho potuto reperire nella vasta mole di documenti distribuiti. Chissà perchè quello che spende la gente non deve essere un indicatore, come se un servizio fosse lo stesso sia che costi cento o cinquanta. Per il cittadino comune il costo di un servizio, accanto alla sua qualità, è un formidabile indicatore e, forse proprio per questo, i cittadini bellunesi non erano all'auditorium a gioire per i risultati. Ma lunedì doveva essere una festa per cui questi pensieri li ho tenuti per me e mi sono goduto lo spettacolo dell'assessore Colle (Comune di Belluno) e dell'assessore Pison (Provincia). Uno è di destra e l'altro di sinistra, uno dice che l'impianto del Maserot è inutile ed andrebbe chiuso e l'altro che invece costa poco e va sviluppato (anche se in realtà a me sembra che stia facendo esattamente il contrario), però, cosa straordinaria, sono entrambi d'accordo che tutto si risolve con la raccolta differenziata spinta. Forse è vero che maggioranza ed opposizione non si parlano ma, almeno in questo settore si scambiano sguardi amorevoli ad ogni occasione. Poi dicono che i convegni sono inutili.

lunedì 28 luglio 2008

Fatti bellunesi (1) - Diritti acquisiti

Il Comune di Belluno riduce di 10.000 euro il contributo annuale all'ISBREC (Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell'Età Contemporanea). La maggioranza sostiene che lo si è dovuto fare per garantire il servizio mensa scolastico, aspetto correlato con la cultura (mens sana in corpore sano), ma ha trascurato di spiegare perchè si è sforbiciato lì e non in altri capitoli di spesa. L'opposizione è indignata perchè la maggioranza di destra colpisce la cultura proprio dove sembra più evidente la caratterizzazione democratica di sinistra ma dimentica di indicare dove vanno reperiti i fondi per le mense. Il popolo è perplesso perchè tutti continuano a baruffare senza mai spiegare bene perchè si fa una scelta invece di un'altra. Intanto in Piemonte, dove evidentemente ci sono gli stessi problemi di liquidità, la Presidente della Regione (di sinistra) ha invitato gli operatori culturali a rivolgersi agli istituti di credito per le loro attività (gli istituti forniscono crediti agevolati e le istituzioni culturali promuovono, in qualche modo, le attività dei loro finanziatori). Ovviamente la destra è insorta per il grave attacco alla cultura.
Altro tormentone della settimana è la baruffa incrociata (maggioranza contro minoranza, maggioranza contro parte della stessa maggioranza, autisti, sindacati e Comune) sul passaggio del servizio di trasporto scolastico dalla Mobel (del Comune) a Dolomitibus. Pare che uno dei problemi sia legato al fatto che il trattamento (stipendio, ferie ecc.) dei lavoratori della Mobel sia migliore di quello erogato in Dolomitibus per lo stesso lavoro; motivo per cui i suddetti lavoratori sarebbero d'accordo sul trasferimento solo se mantenessero lo stesso livello di trattamento. In questo paese, dove evidentemente la furbizia ha soppiantato da tempo il buon senso, non si percepisce uno stipendio in base al lavoro svolto ma a seconda dell'ente da cui si è assunti se non, addirittura, dal momento in cui si è stati assunti. Poi, tanto per semplificare le cose e rendere più agevole la mobilità, si è inventato lo statuto dei “diritti acquisiti”, che non vuole dire niente ma funziona come un orologio. Se un lavoratore prende cento ha acquisito un diritto quasi permanente; se un altro fa lo stesso lavoro con un altro ente e prende duecento ha anche lui acquisito un diritto. Se mischiamo i due enti succede che l'unico diritto a valere (anche se non sta scritto da nessuna parte) è quello di chi ha il trattamento migliore. Ottimo sistema per ridurre i costi dei servizi. E' vero che, in generale, più si paga e meglio si viene serviti ed è anche giusto che chi lavora prenda un buon stipendio, ma ho sempre creduto che le società pubbliche dovessero produrre, oltre ad un buon servizio, anche economia per il cittadino e non il contrario. Qualche decisione sarà presa ma ben difficilmente, visto l'abituale tipo di informazione che filtra dal Palazzo, sapremo se sarà la migliore per i cittadini che, in compenso, potranno usufruire dell'unico”diritto acquisito” che hanno:brontolare senza disturbare troppo i manovratori.
Piero Balzan
pierobalzan.blogspot.com

martedì 17 giugno 2008

La raccolta differenziata fuori dal mito

Credo che il migliore servizio che si possa fare nei confronti della raccolta differenziata e del riciclo dei rifiuti consista nel dire la verità su come stanno effettivamente le cose. Cominciamo dagli aspetti negativi. La questione più preoccupante è che su questo aspetto importante dello smaltimento, relativo a percentuali vicine al 50% od oltre del totale dei rifiuti prodotti nei paesi più industrializzati e sensibili, non si hanno praticamente notizie. Per gli scettici rimando al documento dell’ European Topic Centre (working paper 2008/1), centro con il quale coopera anche la nostra APAT (Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente) che dice testualmente: “Gli indicatori strutturali pubblicati da Eurostat non includono il riciclo dei rifiuti. Per questo abbiamo fatto una stima della quota di rifiuti riciclati sottraendo dal totale la quota destinata alla discarica e quella per l’incenerimento.” E’ sorprendente che, mentre per le prime due filiere si sa tutto, sul riciclo e riutilizzo non si abbiano neppure dati diretti sui quantitativi, figuriamoci sul resto. Eppure stiamo parlando della quota più rilevante dei rifiuti e che gode dei maggiori sponsor politici. Dal momento che lo slogan “ricicliamo tutto” è facile da gestire e, politicamente, ha reso e rende tutt’ora molto (anche economicamente per alcuni), è inutile perdere tempo per verificare se risponde alle promesse che fa; anzi, nel dubbio che la situazione possa essere differente da quella descritta, meglio non controllare per niente. Cosa succede invece negli USA dove, in questo campo, le cose vengono fatte un po’ meglio che in Europa? Può essere indicativo per capire qualcosa uno studio di Chester et al. pubblicato su Environmental Science & Technology (Vol. 42, No. 6: March 15, 2008) in cui, oltre ad una dettagliata analisi sulle tecnologie di raccolta per ottimizzare i flussi di materiale da riciclare ed i vantaggi rispetto all’effetto serra e ad altri indicatori ambientali, si danno alcune notizie sulla destinazione del materiale raccolto e sugli scenari possibili. Il distretto studiato si trova in California. Negli USA, metalli e vetro vengono recuperati, ma per quanto riguarda la plastica, il 71% è avviato nei mercati orientali (5.000 Km via mare). Non si conosce l’esatta quantità di fibra (carta, cartone) che viene spedita oltremare ma si suppone sia il 75%, di cui due terzi vengono recuperati nella filiera (vi è minore attenzione al grado di contaminazione del prodotto) ed un terzo viene bruciato per ottenere energia. Credo sia necessario riflettere molto su questi dati. L’autore, che peraltro è favorevole alla raccolta differenziata, conclude allarmato sulla grande incertezza del mercato delle materie da riciclo, nel quale i benefici ambientali ottenibili possono essere vanificati dall’andamento incerto dei costi e della qualità dei prodotti con conseguente crisi di tutto il sistema. Cosa fare quindi? Intanto cominciamo con il dire la verità acquisendo tutti i dati necessari anche rispetto a questa filiera e poi affrontiamo il problema della differenziazione per i reali benefici che può dare e non come mito per comode carriere politiche e professionali. Dobbiamo essere capaci di mettere in piedi un sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti semplice e capace di rispondere celermente a qualsiasi cambiamento. Non è impossibile, ma lo diventa se si pensa di sostituire l’impegno scientifico, quello serio, con il mito dei grandi impianti capaci di risolvere ogni problema, o con qualche slogan che poi svuota le tasche dei cittadini e riempie le strade di rifiuti.

mercoledì 11 giugno 2008

Rifiuti - Situazione più grave del previsto



Qualche giorno fa ho avuto occasione di scrivere che non era necessario che i consiglieri provinciali si preoccupassero più di tanto per la politica della Provincia nel campo dei rifiuti dal momento che, tra meno di un anno, ci saranno le elezioni. Mi accorgo, leggendo le cronache di questi giorni, di avere fatto un errore di valutazione e che il tempo a disposizione è veramente poco.
I segnali sono inequivocabili e sarebbe da stolti o da pazzi non tenerne conto. Li elenco.
Primo segnale:
“Il rincaro, direttamente in bolletta, sarà attorno al 16% e ci consentirà uno sforzo per raggiungere una quota di raccolta differenziata del 66%. La situazione è pesante ed è destinata a diventarlo ancora di più nei prossimi mesi. I prezzi di smaltimento del secco sono schizzati in alto a causa della situazione campana; le discariche in Italia si vanno esaurendo ed i siti sono sempre gli stessi quindi sono loro che fanno il prezzo. A questo dobbiamo poi aggiungere il costo del trasporto, perché è noto a tutti che la Marca (trevigiana) conferisce la frazione non riciclabile nel sud dell’Italia, dal Lazio alla Puglia. Per questo ritengo che sia venuto il momento di fare delle riflessioni anche in Veneto sulla necessità di essere autosufficienti. I prezzi li fanno i proprietari di impianti e chi non li ha deve subire”.
Queste affermazioni, apparse sulla stampa qualche giorno fa, sono di Riccardo Szumski, presidente di Savno, azienda che raccoglie rifiuti in 35 comuni del Coneglianese.
Balza agli occhi la contraddizione: si punta sulla differenziata sempre più spinta (del resto su quella hanno campato) dichiarando, al contempo, che diventerà sempre più cara e che servono impianti tecnologici di smaltimento. Non una parola sulla compatibilità tra le due scelte ed ammissione, neanche tanto implicita, che con la sola differenziata l’unica cosa sicura sarà la spesa sempre crescente. Contraddizione o meno, è evidente la preoccupazione con cui Szumski è costretto a chiedere nuovi soldi per lo smaltimento così come è evidente la sovrana indifferenza con cui la Provincia di Belluno – leggasi Reolon e Pison – ha accolto tale notizia: nessun commento. Gli ispiratori trevigiani della politica bellunese, tutta mirata alla sola raccolta differenziata spinta dei rifiuti, sono preoccupati? Sembra siano solo affari loro, ai nostri amministratori le preoccupazioni dei loro maestri non interessano e vanno avanti come niente fosse, senza discariche e mettendo in pericolo di sopravvivenza anche l’unico impianto esistente (il Maserot).
Secondo segnale:
Sempre qualche giorno fa, sulla stampa, l’assessore regionale all’Ambiente, Conta, denunciava con forza la piaga dello smaltimento illegale dei rifiuti, con ditte che appaiono dal nulla, raccolgono rifiuti (e soldi ovviamente) da riciclare, riempiono uno o più capannoni e poi spariscono lasciando i capannoni ed il loro contenuto sulle spalle (e le tasche) dei comuni dove sono ubicati.
Terzo segnale:
Il “Rapporto Ecomafia 2008” di Legambiente colloca il Veneto al secondo posto per “illegalità nel ciclo dei rifiuti”. Secondo Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, dal Veneto, non solo si esportano illegalmente rifiuti, ma lo si fa anche nel proprio territorio seppellendoli in discariche abusive o cambiando i codici relativi agli scarti, che così da nocivi diventano non pericolosi e invece di essere distrutti vengono utilizzati per realizzare sottofondi stradali. A riprova di tale affermazione viene citato il sequestro di un tratto della statale del Santo e di 5 chilometri della linea Alta Velocità tra Padova e Venezia nonché di un ponte sulla Transpolesana.
Quarto segnale:
I responsabili del Centro di Riciclaggio di Vedelago, vicino a Castelfranco Veneto, stanno inondando Internet (anche grazie ai siti collegati a Beppe Grillo) con la pubblicità relativa alla loro capacità tecnologica di riciclare quasi il 100% dei rifiuti loro conferiti attraverso le raccolte differenziate (conferiscono anche alcuni comuni della provincia di Belluno). Fanno cose abbastanza semplici, dividono i rifiuti che arrivano, triturano, avviano alcune componenti al recupero (forse), altre all’incenerimento o ad un blando trattamento di estrusione e poi, miracolo, trasformano la parte peggiore del rifiuto, gli scarti di plastica ed altro più difficili da trattare (e da smaltire) in “sabbia sintetica” per calcestruzzi, malte o cementi, il tutto con tanto di certificati UNI ed attestati universitari. La trasformazione di plastica in sabbia non è contemplata tra le possibilità tecnologiche e quindi va giustamente rubricata sotto la voce “miracolo”. Perché hanno deciso di chiamare sabbia quella poltiglia di plastica ed altro? Probabilmente per invogliare gli utilizzatori o per evitare il rischio, chiamandola magari “biscotto”, che finisca in qualche negozio alimentare. Meno miracolosa ma ugualmente sorprendente è la dichiarazione che un prodotto forzatamente disomogeneo e sempre differente tra una partita e l’altra sia certificato UNI. In letteratura ci sono vari esempi di rifiuti utilizzati per sottofondi stradali od altro; per alcuni i risultati sono incoraggianti, ma tutti, almeno dove le cose sono fatte come si deve, sono sottoposti ad un rigido controllo. Hanno tutti il carattere di sperimentazione, si sa esattamente dove vengono eseguiti i lavori e la loro durata e in tutti gli studi si sottolinea che andranno verificati i comportamenti dei manufatti interessati dai rifiuti nel lungo periodo e che fino a quando non ci saranno risposte esaustive l’utilizzo di tali rifiuti nel settore costruzioni od affini non potrà avvenire liberamente. A Vedelago, in quattro e quattr’otto, hanno risolto ogni problema. Sarà ma ho più di qualche dubbio.
I quattro episodi citati (ma si potrebbe continuare a lungo) riguardano, soprattutto, la pianura veneta ma servono a capire il guaio nel quale si è cacciata la provincia di Belluno. La linea dell’attuale amministrazione provinciale è semplicissima: raccolta differenziata spinta, nessuna nuova discarica (tutt’al più ampliamento di quelle esistenti) e rifiuti che partono per destinazioni fuori provincia, siano esse il riciclo o l’incenerimento. Gli ispiratori di questa linea, almeno a sentire i responsabili provinciali, sono stati, in questi anni, i vari consorzi di raccolta (a cominciare da quello della Priula) che operano nel trevigiano. Gli episodi citati mostrano le crepe ed i gravi rischi di tale strategia: i costi minacciano di andare fuori controllo senza valide soluzioni alternative nel territorio mentre le varie forme di riciclaggio proposte assomigliano più ad una forma di “smaltimento creativo” che ad un consolidato assetto tecnologico. Il fatto grave è che, mentre nel trevigiano qualcuno comincia a rendersi conto della realtà, da noi ci si vanta di volere fare ancora meno (loro qualche impianto di lavorazione intermedio lo hanno mentre noi stiamo condannando al fallimento l’unico operativo in provincia). Noi bellunesi siamo sempre lì a parlare di autonomia, quanto ci costa non averla e cosa bisogna fare per ottenerla. Tutte cose sacrosante, ma a cosa serve l’autonomia se poi non siamo neanche capaci di smaltire i nostri rifiuti senza gli impianti di altri? La mia speranza è che la situazione che ho illustrato convinca i cittadini, i sindaci ed i consiglieri provinciali ad affrontare con determinazione questo problema nella certezza che, altrimenti, fra un anno il risveglio sarà molto più amaro.


lunedì 4 febbraio 2008

Rifiuti e scienza di sinistra

Il consigliere provinciale di Rifondazione Renato Vignato se la prende con il sindaco di Sedico nonché presidente del BIM, Piccoli, perché sembra volere un inceneritore per rifiuti. Non entro nel merito delle accuse in quanto immagino che Piccoli, se ne ha voglia, sappia difendersi meglio di quanto potrei fare io. Affronto il problema perché io, ma credo ormai la maggioranza degli italiani, non ne può più del modo in cui verdi e certa sinistra affrontano i problemi, contrabbandando per scienza o certezze quelli che sono semplicemente i loro (pre)giudizi.
La scienza: è la seconda volta che Vignato tira in ballo la fisica tuonando che nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. E allora? Perché questa ovvietà dovrebbe dargli ragione su qualcosa? In realtà non gli da ragione in niente ma Vignato vuole suggerire che non è vero che bruciando i rifiuti si può ottenere qualcosa di buono perché, al massimo, posso trasformarli in qualcosa altro che, lascia intendere Vignato, è più pericoloso del prodotto di partenza. Non scomodiamo la fisica per un termovalorizzatore; si comporta come uno qualsiasi di noi quando mangiamo un piatto di pasta. Il nostro corpo, cioè il nostro termovalorizzatore, trasforma un ottimo prodotto come la pasta in energia che ci tiene caldi e ci fa muovere, pensare ecc. ed in sotto prodotti solidi, liquidi e gassosi di scarto. I tre sotto prodotti non sono certo paragonabili alla pasta iniziale ma hanno i loro pregi e, in ogni caso, ci permettono di vivere. Funzioniamo esattamente come un termovalorizzatore, entrambi forse (noi e l’inceneritore) diamo fastidio a Vignato ma posso garantirgli che non violiamo nessun principio della fisica o della termodinamica.
Poi dà una lezione di economia alle aziende. Perché non fate i vostri prodotti usando meno materiali che poi si trasformano in rifiuti? Non capite che avreste meno spese e quindi potreste guadagnare di più risparmiando anche i costi per il riciclaggio? Bel discorso, peccato che le aziende debbano poi vendere i loro prodotti e sembra che la ricetta di Vignato non funzioni. Ma lasciamo stare l’economia capitalista che è una scienza troppo difficile per essere trattata in modo troppo superficiale e veniamo a cose più semplici in cui Vignato e la sua parte politica avrebbero potuto fare qualche cosa. Sa dirmi Vignato che peso hanno avuto ed hanno sulla produzione di rifiuti norme sanitarie o pseudo sanitarie volute e votate anche dalla sua parte? Pensate, solo per fare un esempio – ma se ne possono fare mille – a quanta carta ed a quanto zucchero vanno a finire tra i rifiuti solo perché sono obbligatori in bar e ristoranti? Non mi pare che quando le cose non erano regolate in questo modo ci fossero chissà quali epidemie. Cose così, delle quali persino la politichetta potrebbe occuparsi ce ne sono anche troppe ma è meglio occuparsi di inceneritori.
Su una cosa concordo con Vignato: che le scelte nel campo dei rifiuti saranno decisive anche per le prossime elezioni provinciali. Anche per l’attuale amministrazione.

Ing. Piero Balzan

mercoledì 16 gennaio 2008

Quesito ai lettori sui rifiuti

Ho letto con attenzione e preoccupazione le dichiarazioni dell’assessore all’ambiente in Provincia, Pison, relative alla sua politica per lo smaltimento dei rifiuti.
Non ho spazio, qui, per segnalare tutte le scelte che lasciano, quanto meno, perplessi; lo faremo, come Patto per Belluno nel prossimo convegno che, come annunciato, si svolgerà entro marzo.
Oggi vorrei interpellare i lettori su un aspetto della vicenda che trovo assolutamente incomprensibile e sul quale, per quanto tirati in ballo, nessuno dei politici interessati si degna di dare la benché minima risposta.
La scelta della Provincia è per la raccolta differenziata spinta. Pison, quando gli viene fatto notare che alcuni comuni del Cadore, pur non facendo la raccolta differenziata, portano direttamente i rifiuti in discarica, risponde minacciando di costringerli a transitare per il Maserot, dove avverrebbe la separazione tra secco e umido ed il compostaggio di quest’ultimo.
Prima domanda ai lettori: se il passaggio al Maserot è una specie di punizione per chi non fa la raccolta differenziata, mi sa spiegare l’assessore Pison, o qualche lettore, per quale strano motivo quelli (i comuni) che invece fanno la raccolta differenziata devono passare per l’impianto del Maserot?
Mi pare del tutto evidente che, secondo la concezione di Pison, la raccolta a monte funziona meglio di quanto possa fare l’impianto per cui mandare i rifiuti raccolti separatamente all’impianto è una specie di delitto perché, dopo che i cittadini hanno fatto tanta fatica per separare il rifiuto, questo finisce in un impianto dove, forzatamente, deve miscelarsi con i rifiuti che arrivano da qualsiasi altra parte e quindi si sporca di nuovo prima di essere ulteriormente separato.
Ma, sembra dire Pison, adesso trasformeremo l’impianto del Maserot, sarà un’area di transito per la parte secca dei rifiuti mentre la parte umida sarà compostata in modo anaerobico, rivoluzionando, con questa scelta, l’attuale configurazione dell’impianto.
Ricordo ai lettori che il valore (speriamo che sia rimasto tale) della società Dolomiti Ambiente che gestisce il Maserot coincide, sostanzialmente, con il valore della parte di impianto pagato con i soldi pubblici (un’altra parte viene, ancora oggi, pagata con la tassa sui rifiuti); se una parte dell’impianto, che potrebbe durare e funzionare bene ancora per molti anni, viene dismessa o cambiata, il suo valore va a zero (più i costi di smantellamento) e con esso il valore della società. La parte nuova che dovesse essere aggiunta per far funzionare il Maserot, secondo quanto previsto dall’assessore Pison, darebbe valore alla società solo se fosse pagata con fondi europei o simili, cosa della quale dubito assai.
Seconda domanda ai lettori: sa dirmi qualcuno quale sia la logica in questa successione di scelte, fatte tutte dagli stessi responsabili?
Costruire il Maserot per separare i rifiuti e compostarli
Gioire, pubblicamente, perché la Regione ha riconosciuto che la separazione fatta presso l’impianto ha valore per cui non è soggetta all’ecotassa regionale
Appena ottenuto questo grande risultato, (in altra occasione spiegherò come è stato ottenuto), si fa esattamente l’opposto spronando i comuni a fare la differenziata spinta, a fare, cioè, il lavoro che sta facendo il Maserot
Cambiare la struttura dell’impianto prima che quella attuale sia stata pagata con il risultato che, invece di sfruttare appieno quanto abbiamo già, in parte, pagato, aggiungiamo nuovi debiti a quelli che ci sono.
Dato quasi per certo che le risposte degli addetti ai lavori saranno le stesse di questi ultimi anni, cioè nulla, mi appello alla intelligenza ed alla sensibilità dei lettori; se qualcuno ne capisce qualcosa è pregato di farmelo sapere presso il mio blog reperibile su internet digitando pierobalzan.blogspot.com.

Piero Balzan ex assessore all’ambiente

sabato 12 gennaio 2008

Rifiuti, Rifondazione Comunista e Assindustria

Il consigliere provinciale del Prc Renato Vignato se la prende con il presidente di Assindustria, Valentino Vascellari, accusandolo di volere incenerire i rifiuti bellunesi; lasciando capire, nel contempo, che l’obiettivo principale di tale proposta consisterebbe in un guadagno per lo stesso Vascellari, maggior candidato locale per la realizzazione di un impianto adeguato alla bisogna.
Personalmente non mi disturba l’idea che uno possa fare soldi risolvendo, al contempo, un problema di ordine generale; quello che non mi convince, e non mi convinceva quando ero assessore all’ambiente in Provincia, riguardo a Vascellari, è il modo in cui cerca di fare le cose (quelle che riguardano il pubblico, si intende). Vascellari, da buon imprenditore, se fiuta un affare cerca di farlo nel modo migliore per lui: prepara, o si fa preparare un progetto e quindi cerca di dimostrare alla componente pubblica che rilascia le autorizzazioni che quello è un progetto valido per tutti. Non discuto sulla bontà o meno dei suoi progetti, quello che non funziona (con me non ha funzionato) è il suo modo da carro armato di affrontare i problemi; quando si ha che fare con i soldi e gli interessi di una intera comunità è necessario essere molto più cauti e attenti, al costo di lavorare il doppio. Ma lasciamo Vascellari e le sue proposte su cui avrò occasione di ritornare, per cercare di capire se quanto propone Rifondazione Comunista, con Renato Vignato, rappresenta una soluzione adeguata al problema rifiuti. Per Vignato la ricetta è sempre la stessa: raccolta differenziata, raccolta differenziata, raccolta differenziata, come se la ripetizione ossessiva dello stesso slogan fosse sufficiente a renderlo efficace. Non è così, lo dimostra il fatto che, da sola la raccolta differenziata, non risolve i problemi da nessuna parte. Lasciamo da parte i casi eclatanti come Napoli o mille altri posti del sud o del nord dell’Italia; anche dove la differenziata è molto alta, nei paraggi deve esserci una discarica o un inceneritore. Un punto sul quale gli ambientalisti non amano soffermarsi è il seguente: quando aumento troppo la raccolta differenziata, oltre il 40 – 50% per intenderci, da un lato peggiora la qualità dei materiali raccolti e quindi aumentano i costi (anche ambientali) per recuperarli mentre quello che rimane non può avere altra destinazione che la discarica. Se, invece, limito la raccolta differenziata a quanto è efficacemente riciclabile, mi resta un rifiuto dal quale posso prelevare utilmente energia (con la combustione o altri metodi) con un residuo da discarica molto basso. Su questo punto non c’è verso di discutere con gli ambientalisti e, per la verità, nemmeno con molti amministratori addetti ai lavori. Leggo poi, sull’Amico del popolo, che il Consiglio Provinciale ha approvato una variante al Piano rifiuti che prevede la riapertura della discarica di Cordele, che i nostri rifiuti, attualmente, vengono smaltiti (come Napoli?) fuori provincia e che, a causa di tutte queste e di altre scelte discutibili, la nostra società, la Dolomiti Ambiente, è in sofferenza. Mi permetto, allora, come ex addetto ai lavori, di dare un consiglio al consigliere Vignato: occupati pure di Vascellari ma non dimenticare che le scelte, opinabili o meno, di Vascellari, sono solo proposte mentre le scelte che voi operate in consiglio provinciale sono operative e, da quanto si legge, per nulla entusiasmanti. Non vorrei che si attaccasse Vascellari solo per gettare un po’ di fumo sulla propria incapacità di dare risposte esaurienti e convincenti. Mi rendo conto che ho fatto solo critiche e manca la proposta ma invito, fino da ora, tutti i bellunesi che lo vorranno, a seguire il convegno sui rifiuti che, come Patto per Belluno, proporremo, al più tardi entro marzo.

Piero Balzan - ex assessore provinciale all’ambiente
Per suggerimenti, osservazioni o critiche – pierobalzan.blogspot.com